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passeggiate, sci, sport invernali, parco nazionale dei Monti Sibillini, Marche, Umbria, Appennini

La Val Canatra
la fioritura dei Piani di Castelluccio
  1. La Val Canatra
  2. Dal M.te Vetica al M.te Ventosola
  3. Il Pian Grande fiorito
Percorso e dislivelli Lasciate la vostra auto a Castelluccio di Norcia, a ca 1450m slm. Da lì imboccate il sentiero per la Val Canatra, ovvero la valle situata alle spalle di Castelluccio; è il sentiero n.22 sulla Carta del Parco, e coincide con il Sentiero Italia (SI).
Proseguite lungo la vallata, con alla vostra sx il monte e alla vostra dx un tratto dei piani. Arrivati in fondo alla vallata, il sentiero volta a sinistra e sale verso il Colle Bernardo; da lì seguite sulla carta il Sentiero Italia.
Arrivati in cima, il sentiero assume tratti di saliscendi: vi ritroverete prima su una sella da cui potrete osservare il Vettore, poi passerete vicino al monte usato per il lancio dagli appassionati di parapendio (a 1750m slm, il punto più alto dell'escursione), poi passerete sulla sella che domina la vallata di Norcia.
Proseguite lungo il sentiero n.19, a metà del quale troverete una fonte; da lì procedete fino alla fine del sentiero: passerete il M.te Vetica ed il M.te Ventosola; infine scenderete verso la strada in prossimità del Rifugio del CAI di Perugia.
Attraversata la strada, scendete dall'altro lato verso il Pian Grande (lasciandovi la faggeta alle spalle). Riconoscerete un sentiero, percorretelo in direzione di Castelluccio, mantenendovi abbastanza vicini alla strada. Dopo non molto inconterrete l'Inghiottitoio.
Da lì raggiungete la strada e percorretela fino a Castelluccio; all'altezza dell'Italia, potete tagliare verso i colli e troverete una strada bianca che sale direttamente a Castelluccio, risparmiandovi i tornanti della strada asfaltata.
Dislivello totale in salita: 300m

Consigli Difficoltà: medio-facile.
Tempo di percorrenza totale: 6 ore a passo "turistico".
Attenzione al sole.
Si raccomandano la carta del Parco e soprattutto le scorte idriche (visto che incontrate una sorgente a metà strada, ma il percorso è interemanete sotto il sole).
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La fioritura del Pian Grande. La torrida notte scorre lenta, il pensiero smanioso di trascorrere il dė sorgente immersi in un mare di fiori da attraversare a grandi passi attraverso una mirabile e incantevole rotta arroventa ancor più le lenzuola. La fioritura del Pian Grande. Le scorte d'acqua, in coda alle altre cose, sono riposte nello zaino. Si parte. I tornanti verso Castelluccio rappresentano una progressiva rivincita sull'afa che ha turbato il nostro sonno. L'aria piacevolmente fresca e i primi raggi ci rallegrano anche se non intaccano il plausibile torpore. Dopo pochi preparativi indirizziamo subito la marcia su una strada che da poco sotto la piazza del paese volge verso il Pian Perduto... verso la Val Canatra, esattamente.
I nostri passi procedono pigri ma senza difficoltà sulla carrareccia fiancheggiata dagli alti faggi. Il percorso è in discesa e dirige lentamente verso sinistra, laddove la Val Canatra sfocia nel Pian Perduto. Addentrandoci nell'ombra svaghiamo con idee avventurose dalla fastidiosa monotonia della quotidianità. Tra le fronde, gli uccelli già svegli innalzano i loro canti al cielo azzurro.
Siamo nel fondovalle. Il sole si specchia nei petali dei fiori che dipingono i campi di giallo.
Alcuni cavalli passeggiano placidamente. Il nostro incedere non provoca il loro interesse.
Decidiamo di salire in alto per godere la vista sul fondovalle. Ai nostri piedi la strada serpeggia sugli argini di un meraviglioso fiume dorato. Ma alla foce, laddove vorresti scorgere un mondo fantastico, i monti precludono inesorabilmente la vista.
Ci riportiamo sulla strada. La furia gialla sembra sul punto di dirompere verso le viole che resistono tenacemente. Il nostro facile incedere è deliziato dai profumi variegati e da un venticello che regolarmente ci rincresca. Ci sembra di essere lontani anni luce dalle città strane e fetide in cui sopravviviamo.
Dire che le città sono ambienti vivibili o quantomeno "umani" è una calunnia cui solo gli sciocchi credono o vogliono far credere. Il crescente assembramento delle persone sta progressivamente riducendo ciascun individuo al perfetto standard, cosė apprezzato dalle pubblicità ma sempre più depresso. Questa spirale annulla il desiderio di libertà e rende l'individuo ingabbiato dagli stereotipi. La televisione ci illude di avere "tutto intorno a noi", anche se viviamo il novanta per cento della vita in cinquanta metri quadri e la nostra conoscenza del mondo non va al di là della spiaggia selezionata dall'agenzia di viaggi.
A noi piace risalire la china di vallate ignorate dagli utenti del consumismo, laddove l'erba oppressa dai passi risorge dopo poco tempo, dove robusti tronchi protendono le foglie nel limpido cielo e il ciclo della natura trascorre lento a dispetto del convulso modo di vita moderno.
Questi luoghi ci ricordano che la felicità non è un bene che si compra dal tabaccaio o al centro commerciale. A volte basta seguire un tratto di strada vacante tra le fronde per riscoprire il senso dell'avventura. Oggi possiamo camminare tranquilli senza curarci delle carte e dei sentieri, giunti in alto basta seguire un sentiero che cavalca la china.
Sito e grafica by Paolo Grifantini
Testi e commenti by Marco Scarinci
Foto by Paolo Grifantini & Marco Scarinci
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