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passeggiate, sci, sport invernali, parco nazionale dei Monti Sibillini, Marche, Umbria, Appennini

la Val di Panico
la Val di Panico
  1. la Val di Panico e la sorgente
  2. Forcella della Neve e Forca della Cervara
  3. salita a Pizzo Tre Vescovi dalla F.te Angagnola
  4. discesa a Casali dalla F.te Scentelle
Percorso e dislivelli Raggiungere in auto la frazione Casali di Ussita. Posteggiare la macchina nei pressi della Chiesa.
Partenza: 1080 metri. Proseguire a piedi per la strada bianca in lievi saliscendi che si spinge nella boscaglia fino all'imbocco della Val di Panico (è il sentiero 16 sulla Carta del Parco). Da lì risalire sul fondo della valle. Seguire la pista tra l'erba. La salita è decisamente ripida. Ad un certo punto, sempre rimanendo sul fondo della valle, scartate il sentiero sulla sinistra che va verso Pizzo Tre Vescovi. Continuate a salire, seguendo sempre il sentiero 16.
Arrivati sotto le creste, salite a zig zag sulla sinistra fino a ritrovarvi sul sentiero che le cavalca (è il sentero n. 1): siete a 1960 metri slm. Andate a dx, in direzione della funivia del Monte Bove Sud fino a quanto potete se volete scattare qualche foto.
Tornate indietro e, seguendo il sentiero che avete percorso, vi riallaccerete al sentiero che saliva a Pizzo Tre Vescovi (sentiero 1B). Scenderete e poi risalirete.
Ricominciate a salire sulla sinistra fino alla forcella Angagnola, da lì risalite fino in cima al Pizzo Tre Vescovi (2092m slm), seguendo il sentoero 12. Dalla cima scendete al Rifugio del Fargno (1900), seguendo il sentoero 12 e poi l'1C, ma non trattenetevi troppo: la discesa sarà lunga e impegnativa.
Prendete la strada in direzione Visso (segnalata come il sentiero 1). Seguitela per 2 tornanti fino a che sulla sinistra non incontrerete un largo sentiero che scende ripidamente, chiamato la via del rimboschimento. Seguitelo e vi riporteràfino a Casali. Disalivello in discesa di ben 850m.
Dislivello totale in salita: 1400m

Consigli Difficoltà: medio-alta. Salite e discese impegnative.
Tempo di percorrenza totale: 11 ore a passo "turistico".
Per i bambini attenzione alla quota. Un po' di attenzione sul sentiero in cresta tra la Forcella della Neve e la Forca della Cervara.
Si raccomanda la carta del Parco. Per le scorte idriche incontrerete la prima sorgente (Fonte Angagnola) solo a metà escursione. Poi vi potrete rifornire al Rifugio del Fargno e alla Fonte Scentelle.
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La macchina sobbalza nei dolci avvallamenti della strada che fugge sotto le ruote. Dai finestrini ancora ardenti di afose giornate trascorse al sole le gocce di rugiada scendono dolcemente e si raccordano delicatamente alla carrozzeria. Tra le fronde di un faggio uno scoiattolo si impaurisce e si lancia nella frescura, ed i nostri sguardi attoniti non possono fare altro che contemplare il radioso risveglio della natura. I nostri corpi intorpiditi e bruscamente strappati da un letto infuocato si ritemprano nell'aria frizzantina e si concedono un ultimo ristoro, prima della lunga camminata che ci attende questo 24 luglio 2004: da Casali di Visso risaliremo tutta la Val di Panico. Una breve sosta a Forcella della Neve, poi il Pizzo Tre Vescovi e il Fargno per l'abbondante e, speriamo, non troppo pomeridiano ristoro.
Il massiccio del Monte Bove Nord si macchia dei primi raggi di sole, ma l'ardente disco solare sarà ancora per lungo tempo tenuto in disparte dai baluardi aguzzi.
Posteggiamo la macchina nel parcheggio riservato e godiamo appieno di questo mattino estivo che la canicola ancora non riesce a penetrare. Con i primi passi in un lussurioso paradiso verde le nostre membra rinnovano le forze e i muscoli, severamente oltraggiati da notti infuocate e insonni, si rilassano. Intanto i primi raggi si riflettono sul Monte Bove e le rocce prima rosee si vestono lentamente di luce.
Ci spingiamo nelle ombre attraverso un'ondulata strada in pianura, fino a quando la maestosa Val di Panico ci accoglie nella sua poco scoscesa estremità, sormontata però da un più impegnativo letto che da molto alto declina. Sui primi passi arrancati in salita, gli sguardi si soffermano alla nostra destra, dove un'impenetrabile faggeta si frappone alle rocce (come a voler scoraggiare con i suoi antri tenebrosi e con un'impenetrabile oscurità anche il più impavido scalatore),
e più in basso, come per documentare improbabili segni di una rapida salita. L'andatura serena dei primi passi cede il posto ad un passo cadenzato e pesante, reso più grave da pensieri in serie che ottundono la mente e ci costringono, insieme alla fatica, ad un ansimante silenzio.
Osserviamo rapidamente la sorgente del Panico, che il gelido e insidioso fluire rende inavvicinabile,
e la ardita vegetazione, che il nostro rispetto impedisce di toccare. Meglio una rapida foto e di nuovo su, un passo e poi un altro ancora.
L'aria rarefatta inganna la nostra percezione della distanza, e solo con poche parole ci sosteniamo a vicenda, timorosi di aprire la carta del parco che altresì ci disingannerebbe. Le nostre menti vagano nella valle delle paure e dei desideri, il paesaggio onirico, ora deserto e freddo, si affolla di immagini aleatorie e di simboli che si rincorrono tra le erbe, di presenze irreali e di chimere, mentre il fuggire continuo della vita moderna degli uomini di oggi ci si manifesta in tutta la sua miseria: la paura di se stessi. Questa natura e questi luoghi ci stanno restituendo pian piano la saggezza degli uomini antichi e, mentre saliamo, il timore della vita si trasforma in desiderio di simbiosi che si realizza pian piano lungo una ripida ascesa.
La faggeta, finalmente raggiunta dal sole, rivela il suo rigoglioso fascino, e il Monte Bove radioso ci guida con la sua inquietante compagnia. Stiamo ritrovando il sentiero.
Quando la nostra strada sembra essere la sola che ci condurrà al traguardo, ecco che più sentieri ci invitano a deviare dal nostro obiettivo per qualche altra remota direzione. Un attimo di indecisione, una occhiata alla carta e il verdetto unanime: non è lì che dobbiamo andare, queste vie le percorreremo un'altra volta.
Stiamo salendo da più di un'ora, e la vallata continua a riservarci sempre del cammino. Divaghiamo leggermente su un pendio e ci appostiamo tra i fiori di un rialzo naturale del terreno: finalmente in lontananza avvistiamo Forca della Cervara. La non prevista digressione ci ha premiato della furiosa arrancata. Ora possiamo camminare per un buon tratto in contropendenza e salire in maniera dolce, fino a raccordarci con il fondovalle.
Ci voltiamo indietro. Da questo punto si può apprezzare la durezza della salita e l'altezza effettivamente raggiunta. Di fatto, riusciamo ad avvistare già il rifugio dal Fargno. La sua struttura è come un puntino in lontananza sulla forcella, e il suo colore si sposa così bene con il panorama da risultare quasi invisibile. Anche se sembra di essere in alto, in realtà verifichiamo che siamo appena a metà del dislivello. I fiori intanto ci regalano vanitosamente i loro colori e deliziano i nostri occhi. Ci sono fiori viola, gialli, celesti, che odorano di fresco, di terra e di rugiada. I loro steli danzano unisoni al fresco venticello montano e echeggiano una sottile e mormorata litania. Le nostre scarpe con devozione si posano sul terreno soffice e umido.
Sito e grafica by Paolo Grifantini
Testi e commenti by Marco Scarinci
Foto by Paolo Grifantini & Marco Scarinci
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