|
Ci infiltriamo tra le nuvole. Il paesaggio è spettrale e allo stesso tempo fantastico. Seguiamo il sentiero per fortuna ancora ben visibile. Sul Porche, Argentella e Monte Palazzo Borghese non ci sono rifugi, bivacchi. I sentieri non sono segnati e anche con la carta è difficilissimo orientarsi. |
Ad un certo punto anche il tracciato scompare sotto una spessa coltre di neve. Ci accorgiamo di essere su una sella solo quando avvertiamo che la strada comincia a scendere. |
|
|
Non sappiamo perfettamente se la strada che abbiamo percorso è quella effettivamente segnata sulla carta. Il sole prova a farsi largo, invano, e ci fa intravedere la testata di Vallelunga. Il freddo si fa pungente e siamo costretti ad indossare un caldo giaccone invernale. I nostri capelli sono ghiacciati. |
Un misterioso silenzio accompagna i nostri passi tra le lingue di neve che segnano la vallata, mentre sopra di noi echeggiano i richiami di uccelli irraggiungibili. |
|
|
Cominciamo a scendere cercando di evitare le zone più innevate: ciò ci costringe a strani giri che ci fanno deviare dal percorso stabilito. |
Solo qualche volta, per caso, ritroviamo qualche pietra ancora leggermente segnata, come a memoria di un tempo glorioso, ma sfortunatamente tramontato, dove gli uomini ancora desideravano percorrere i sentieri e la civiltà umana ancora sapeva ben destreggiarsi tra le insidie della montagna. |
|
|
Non ci resta che godere appieno dei colori delle viole di Eugenia (nascono sopra i 1700 mt) intrise di bruma, laddove la neve ci permette di osservarle. |
Il fascino dei monti e la sacralità del luogo ricompensano molto ma, se dobbiamo essere oggettivi, ci sembra di essere in una zona totalmente selvaggia. |
|
|
E' il 5 Giugno, ma la neve è veramente tanta! |
Dopo aver vagato invano, discendiamo con gioia alla fonte della Jumenta quando si è già l'imbrunire. |
|
|
Un tappeto di margherite si dispone tra le fredde rocce e ci ricorda che, da queste parti, tra poco ci sarà una splendida fioritura. |