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In realtà, giunti allo Zilioli, dopo esserci saziati con un abbondante spuntino, dobbiamo prendere atto che, nonostante l'aria rarefatta faccia apparire vicina la cima, c'è ancora un po' da scarpinare. |
Dal rifugio possiamo osservare una fuga di creste che conduce alla Cima del Redentore. |
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Iniziamo la salita. Ora possiamo scorgere la Cima del Lago che incombe spaventosamente sulla vallata del Lago di Pilato... |
...e l'anfiteatro di vette aguzze che proteggono tutto intorno il bacino glaciale notevolmente più in basso. |
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Ma la vegetazione, con i suoi fiori dai colori vistosi e le foglie dure, contende loro la nostra attenzione. |
La salita, ora difficile ed erta, ci costa una sudata che il vento frizzantino riesce solo a stemperare. I nostri piedi, sbattuti sulle rocce aguzze e sui sassi, cominciano a riscaldarsi. Stiamo salendo da mezz'ora, eppure il sentiero alle nostre spalle sembra brevissimo. |
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Non riusciamo più a mantenere un passo troppo spedito, la sete ci attanaglia, ma con un ultimo slancio raggiungiamo l'anticima. |
Alla nostra destra l'ampia veduta sulla vallata ascolana restituisce la percezione dell'entità della nostra ascesa. |
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Dopo poco tempo raggiungiamo la prima croce e da lì, a vista, ci affrettiamo alla vetta più alta. Gli ultimi passi si posano sulle 'scale' create in cima dal vento. Ovunque noi guardiamo, le cime declinano: stiamo raggiungendo il punto più alto. |
Giganti ci osservano severi da appena più in basso. Sono il Monte Argentella, Monte Palazzo Borghese, il Monte Sibilla. Sormontiamo la vetta. |
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Ci fermiamo in cima stanchi, ma euforici. Restiamo in silenzio. Più in alto è la croce, antica testimone di facili escursioni o di lunghe, temerarie e solitarie avventure. |
Una bellissima statua protegge tutti gli escursionisti: non importa chi essi siano. |
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