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Ben presto la strada si fa più erbosa, finchè due pile di sassi, accuratamente disposte al centro del percorso, ci segnalano di svoltare a sinistra per una fitta faggeta. Il sentiero è largo e ben tenuto, ma la salita si fa dura ed i nostri passi arrancano. |
Si sale rapidamente: la frescura del lungofiume diventa in breve tempo un ricordo lontano, ma le fragranze dei fiori di montagna continuano a ravvivarci lo spirito e ci invitano all'ascesa. |
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Tra le fronde ombrose, i raggi del sole ancora non riescono a penetrare, |
solo in poche radure la luce si fa più intensa, |
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finchè non raggiungiamo la sommità della foresta, dove gli alti faggi non riescono più a contrapporvi un baluardo inaccessibile. |
Con non poca fatica riusciamo a raggiungere i prati. Il nostro sguardo si va a posare inevitabilmente sulla fitta boscaglia che ci ha accompagnato per una buona ora di cammino. La valle del Rio Sacro è più di 500 metri più in basso. |
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Percorriamo un breve, difficile tracciato in mezzo all'erba alta e giriamo intorno alla sommità rotondeggiante della bassa vetta che si frappone tra noi e il Casale Gasparri. Ai nostri occhi si prospetta uno spettacolo della natura: il pendio che discende delicatamente è un trionfo di fiori selvatici e d'erbe che danzano liberamente al vento. |
Più giù ecco il casale, ultimo insediamento montano, e poi le alte vette che si proiettano nel cielo azzurro. |
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Dei trocchi individuano una sorgente: l'acqua sgorga impetuosa, fresca e purissima. Niente di meglio per rinfrescarci e riposarci. |